domenica 7 dicembre 2014

“Un bacio, grande capo” e la sottile lezione dai “senegalesi”




Credo non sbagli la Campana, anzi, ha tutte le ragioni del mondo
quando sostiene che “capo”  è epiteto diffuso e bonario.
Quasi affettuoso. E senza malizia. E’ una questione di costume.
Sì, un costume italiano. E solo in Italia è davvero molto diffuso.
Non c’è niente di male, appunto.
Io dico sempre così –si giustifica la Campana-  che c’entra?”
Gli italiani, si sa, sono un popolo di tanti piccoli “capi”,
spesso al servizio di un altro “grande capo”, sempre maschio,
qualunque colore vesta, qualunque ruolo svolga.
E’ una vecchia colpa, tragica, incorreggibile
solo attraverso la politica, perché ogni “capo”, anche se nuovo,
continua a vestire i panni del “capo” salvatore.

E il fatto è ben noto anche ai nostri “fratelli senegalesi”.
Invero, gli ambulanti di origine africana e non solo,
quando in strada si rivolgono al maschio italiano
per aprire un contatto di “vendita” di rapida mercanzia,
usano, tra il simpatico e l’adulatorio canzonante,
il termine "capo":  "Capo, un attimo solo, capo..."
"Grazie, grande capo!" "Ciao, capo!"
Chissà forse per ottenere più facilmente udienza, attenzione,
e buona disposizione d'animo. E forse perché tutti i “senegalesi”,
qualunque sia la terra d’origine,
hanno ben capito il vizio d’animo di noi italiani,
e hanno intuito la nostra aspirazione a diventare/essere “capi
così, a furia di dire “capo, capo”, solleticano il nostro infantilismo.
E giocano con noi, sorridenti, ma senza farsi “schiavi”.
Mai. E per fortuna di tutti.

Ma il popolo italiano è per la gran parte ancora un popolo di “capi”,
è ancora un popolo non abituato a confrontarsi alla pari con gli altri,
nel rispetto di regole civili, trasparenti e uguali per tutti,
e per questo, quando non ha/afferra il comando del capo,
spesso arretra per viltà a schiavo.
E di fronte a un altro “capo” ha sempre paura di perdere,
e per non perdere, in silenzio e complice,
 acquatta a rate la sua intelligenza al potere del “grande capo”.
E chiede/accoglie benevolmente i suoi “favori”, chiudendo un occhio,
se non entrambi. “Familismo amorale” e “danarismo avvilente”.

E’ anche un comportamento figlio del metodo del “ghe pensi mi”,
in Italia sempre all’opera, arrogante, veloce, senza lacci e laccioli.
In una parola italiana, un comportamento mafioso.

Forse quando in Italia crescerà la cultura liberale, a destra e a sinistra, 
e risolta sarà per regole e abiti la questione morale,
nessun “senegalese” dirà più per strada “grande capo”.
E nessuna “campana” suonerà più baci per il suo “capo”.
E sarà il giorno della democrazia tra persone libere, alla pari,
senza gore di mafia.

O no?

Severo Laleo

Nessun commento:

Posta un commento