lunedì 2 maggio 2016

Maltrattamenti infanzia e storture di un paese civile: gioventù senza occupazione e sprecata nei call center e periferie deserte di umanità



E’ terribile. Ed è vero. Se si riflette, per un attimo, a mo’ di esempio, 
intorno alle condizioni dell’infanzia nei quartieri degradati
delle città (oggi al centro dell’attenzione dei media - per quanto, ancora?- 
è il Parco Verde di Caivano con la storia tristissima
e insopportabile della povera Fortuna) e alla platea enorme,
specie nel Sud, di giovani disoccupate/i, si tocca con mano
la recente involuzione, a furia di risparmiare, sociale e culturale
di grandi proporzioni: la nostra società, individualista
e schiavizzante per tipologie e condizioni  di lavoro, ha ammassato giovani 
piene/i di vita, ma senza speranza di futuro, nei call center
a svolgere imprigionate/i il nulla con paghe di fame,
o nell’inoccupazione, e ha abbandonato le povertà materiali
e culturali delle periferie urbane alla solitudine del silenzio egoista, 
famiglia per famiglia, dell’arrangiarsi a tutti i costi, privandole
delle necessarie presenze di persone di sostegno.
Si salvi chi può, gli altri si dannino.

Esiste una quantità enorme di giovani con competenze in studi 
grosso modo definibili “umanistici” e di “cura” senza un impegno
di lavoro o costrette/i a lavorucoli nel ciclo delle merci e dei servizi
alle merci, mentre potrebbero essere, con investimenti ad hoc,
nel settore dell’infanzia, occupate/i nel produrre le migliori condizioni
per una vita civile e dignitosa ad ogni bambina/o.
Il nostro Stato ogni giorno diventa sempre più, con le sue leggi,
con i suoi “bonus”, regalie avvilenti per definizione,
con le sue Riforme, un’amministrazione al servizio del denaro
e degli interessi delle lobbies, incapace di dare sostanza
con investimenti prioritari e d’obbligo alla realizzazione
dell’art. 3 della Costituzione.
Ecco l’impegno scritto nell’art.3:
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti 
alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua,
di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. 
E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico 
e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, 
impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione 
di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

E Mattarella, il Presidente, almeno in questo caso, burocrate chiuso 
nelle carte, senza scatti propositivi degni di avviare a soluzione,
là dove è necessario ictu oculi, la tragedia dei maltrattamenti all'infanzia, 
non può chiedere solo indagini approfondite e pene
più severe; troppo facile; deve chiedere l’applicazione forte, integrale, 
con risorse ingenti ad hoc e prioritarie, dell’art. 3 della Costituzione 
di cui è garante attivo anche nella sua parte programmatica, 
richiamando al proprio dovere il Governo.
Perché la nostra Costituzione oltre ad affermare l’uguaglianza formale 
di ogni persona, chiede anche si operi concretamente
per “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando 
di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono 
il pieno sviluppo della persona”. 
Il pieno sviluppo della persona umana, non un casuale sviluppo 
lasciato alle condizioni ambientali e sociali degradate.

Liberiamo la gioventù con competenze iniziali nel campo
delle “relazioni di cura”, disoccupata e/o imprigionata
nel vendere ai call center, formiamola, motiviamola,
paghiamola bene e si invadano le periferie urbane della miseria
con una massiccia presenza di giovani, viventi protesi di vita.

Si investa, caro Presidente Mattarella, in civiltà e convivialità.
Se un Governo non sa spendere i nostri soldi per donare civiltà
di vita a migliaia di bambini, confonde la Politica con il Potere. 
Ma la Politica se non è con i più deboli,
è un maledetto imbroglio.

O no?
Severo Laleo

P.S.

Nell’ “Indagine nazionale sul maltrattamento dei bambini e degli adolescenti in Italia. 2015” si legge, in una raccomandazione, anche di una convenienza economica nell’intervenire: “L’assenza di un Piano nazionale di contrasto, prevenzione e cura, nonché di risorse certe su questo tema, oltre ad influire pesantemente sulla possibilità di crescita di tanti bambini ed adolescenti, compromette l’età adulta sia sul versante sociale che genitoriale, incidendo pesantemente sull’incremento dei costi del sistema sociale, sanitario e giudiziario. La mancanza di investimenti per il contrasto, la prevenzione e la cura dei maltrattamenti su bambini ed adolescenti aggrava l’onere per il bilancio dello Stato alimentando il circolo vizioso che il risparmio sull’infanzia si traduce in un costo 7 volte maggiore per le casse pubbliche, secondo la famosa equazione del premio Nobel per l’economia James Heckman (www.heckmanequation.org). Si chiede pertanto al Governo di assicurare risorse certe, volte alla realizzazione delle azioni per il contrasto, la prevenzione e la cura del maltrattamento dell’infanzia, da destinare anche ai livelli di governo regionali e comunali, al fine di assicurare un rafforzamento dei servizi territoriali, per una corretta prevenzione e presa in carico dei minorenni maltrattati e delle loro famiglie.

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