lunedì 19 settembre 2016

La Comunità di sant’Egidio ad Assisi: preghiera, pace, dialogo … e insieme convivialismo e cultura del limite




Alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella
e nell’attesa dell’arrivo martedì di Papa Francesco, si è aperta ieri
la trentesima edizione della Giornata mondiale di Preghiera per la Pace
dal titolo “Sete di Pace. Religioni e culture in dialogo”.
Ha aperto i lavori il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi.
Nel suo discorso l’elemento religioso (le religioni, se sono in contatto, 
liberano “energie di pace”) e di preghiera (la preghiera di tutti, ognuno 
secondo la propria verità,  “genera la pace”) è dominante; eppure, 
al di là di religioni e preghiera, Riccardi, definita la religione “la laicità 
del vivere insieme”, trova nel  dialogol’intelligenza del coesistere, 
che rende possibile la più grande forma di civiltà, quella del vivere insieme”.
E alla ineluttabilità del dialogo, nel superamento della differenza/distanza 
tra un “noi” e un “loro”, dedica il suo intervento anche il sociologo 
Zygmunt Bauman.

Nell’ascoltare in diretta, grazie alla WebTv, quel sereno insistere
sul “dialogo”, sul “noi”, sul “vivere insieme”, la mente, proprio
 nell’intento di vedere culture in dialogo, corre ad altre suggestioni.
E corre al Manifesto del Convivialismo, quale “arte di vivere insieme 
(convivere) che consenta agli esseri umani di prendersi cura gli uni
degli altri e della Natura, senza negare la legittimità del conflitto,
ma trasformandolo in un fattore di dinamismo e di creatività,
in uno strumento per scongiurare la violenza e le pulsioni di morte”.
Vivere insieme sarà possibile solo se si riconoscerà a ogni persona 
un’eguale dignità con tutti gli altri esseri umani”, nel rispetto
del principio di una “comune umanità”, limite oltre il quale non è consentito
andare, mai, se si vuole evitare di essere travolti dalla hubris, dalla dismisura, 
dalla violenza. E Il discorso torna sulla cultura del limite.
Anche la libertà ha il suo limite. Per Camus, il limite della libertà risiede 
nella giustizia, cioè nell’esistenza dell’altro e nel riconoscimento dell’altro
e che il limite della giustizia si trova nella libertà, cioè nel diritto 
della persona di esistere così com’è in seno a una collettività.” 
Per S.Weil: ”L’unico limite legittimoal soddisfacimento dei bisogni 
di un determinato essere umano è quello imposto dalla necessità e dai bisogni 
degli altri esseri umani. Il limite è legittimo solo a condizione che i bisogni 
di tutti gli esseri umani ricevano lo stesso grado di attenzione.”

Riconoscere/includere l’altro, per tornare a Bauman, è l’approdo finale 
dell’espansione del “noi”, del superamento dell’opposizione “noi/loro”, 
e, quindi, della soppressione del “loro”, prossima tappa del cammino 
dell’umanità; in breve, è la fine della contrapposizione e insieme 
l’affermazione dell’interdipendenza:Siamo tutti dipendenti gli uni dagli altri”.
Nel Manifesto del Convivialismo, e la sua dichiarazione di interdipendenza, 
si legge: l’umanità ha saputo realizzare dei progressi tecnici 
e scientifici sorprendenti, ma resta ancora incapace di risolvere 
il suo problema fondamentale: come gestire la rivalità e la violenza 
tra gli esseri umani? Come convincerli a cooperare, pur consentendo 
loro di contrapporsi senza massacrarsi?
E’ necessario, è ineludibile, ha ribadito Bauman, accogliendo l’invito 
di  Papa Francesco di porre al centro della educazione nelle nostre scuole 
il dialogo, promuovere , “una cultura del dialogo per ricostruire la tessitura 
della società. Imparare a rispettare lo straniero, il migrante, persone 
che vale la pena ascoltare. La guerra si sconfigge solo se diamo ai nostri figli 
una cultura capace di creare strategie per la vita, per l’inclusione”.

Ma forse il mondo guarda altrove, parla d'altro e non ascolta.
O no?
Severo Laleo








Nessun commento:

Posta un commento