domenica 26 febbraio 2017

Myrta Merlino, Liliana Cavani, Livia Turco, Claudia Mancina e Violante


Myrta Merlino, Liliana Cavani, Livia Turco, Claudia Mancina e Violante

I ruvidi contrasti all’interno del Pd, fino alla definitiva scissione, hanno aperto,
a leggere i duri giudizi di alcune osservatrici, anche una nuova questione femminile:
Myrta Merlino, su HP, non riesce a spiegarsi le ragioni del silenzio (rumoroso)
delle donne del Pd e nota sorpresa la dirigente Serracchiani silenziosa e cupa
assistere al dramma (si fa per dire!) della separazione.
La scomparsa della voce femminile, pur forte e robusta, in un momento
di così grave crisi, appare quindi quanto meno strana e genera una serie
di osservazioni anche pesanti: “Il Pd è tornato un pollaio popolato
di soli galli. Il che, notoriamente, non porta fortuna. Questo eccesso
di testosterone non facilita il confronto” scrive Merlino. E cita, a sostegno,
sia Liliana Cavani: “Il Pd sembra un partito di uomini, con aspiranti
leader solo uomini. Quella delle donne è una visione politica in genere
più sottile e globale. Invece emerge uno dei gravi problemi di una sinistra
di vari capetti che ignorano l'esistenza e l'intelligenza delle donne.
È come se un motore funzionasse a metà."; sia Livia Turco:
"al prendersi cura del partito in questi anni si è sostituita l'ipertrofia
dell'io maschile che ha massacrato le relazioni umane".
Ma Claudia Mancina, scrivendo al Corriere, rifiuta l’idea di una voce collettiva
delle donne e lamenta al contrario la mancanza di una leadership al femminile.
E scrive: “La politica è battaglia, è decisione, è capacità di mettersi a rischio.
Se dalle donne ci aspettiamo che si muovano come un gruppo, sarà difficile
che sviluppino queste qualità. E non saranno mai leader; al massimo seconde,
vice, come propone Violante a Orlando, nel caso che questi scelga di candidarsi.
Io non voglio più donne che facciano da vice a qualcuno. Voglio donne
che siano prime, che siano leader, come ce ne sono tante negli altri paesi.
Voglio donne ambiziose, che abbiano voglia di competere per le posizioni
più alte, non per partecipare ma per vincere.”.

In verità Luciano Violante non parla di vice, ma svolge un pensiero desiderio
nei confronti di Orlando, aspirante segretario del Pd, il desiderio cioè di vedere
la candidatura di Orlando affiancata da una candidatura femminile.
Non sono note le ragioni del pensiero desiderio di Violante, e forse non sono
solo strumentali per la campagna elettorale; nel pensiero desiderio di Violante,
in quel suo pronunciare il verbo affiancare e in quel suo dire candidatura femminile
forse c’è anche altro.
Non c’è il richiamo al “gruppo donne” del Pd di rompere il silenzio e diventare
partecipi del dramma, non c’è l’invito alle donne di diventare prime, leader
e ambiziose, c’è qualcosa di più, c’è un’idea di una leadership di coppia, di un uomo e di una donna alla pari, contro l’ipertrofia dell’io maschile, contro la prepotenza
violenta del Maschio Alfa.
Chissà, forse anche Violante si schiera con il bicratismo, riconoscendo
nel monocratismo l’esito strutturale del maschilismo atavico. Anche perché
con Trump si è toccato il fondo.
O no?
Severo Laleo




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