mercoledì 8 marzo 2017

Una donna dovrebbe guidare l'Italia?



"Ora una donna dovrebbe guidare l'Italia"
si legge in un titolo de lastampa.it
quasi a sintesi di un sondaggio per La Stampa dell’Istituto Piepoli.
Oddio, l'auspicio appare desiderabile, e molto,
solo a pesare le "virtù" di quasi tutti i leader (maschi alfa)
di qualsivoglia parte di questa travagliata repubblica
a partire dalla "discesa in campo" di Silvio
(i leader, si sa, amano essere acclamati per nome).
Ma una guida di donna non può di per sé cambiare il sistema.

E sarà anche vero, secondo il sondaggio,
che "i cittadini italiani esprimono la loro convinzione
che più donne alla guida del Paese garantirebbero maggiore spazio
per le politiche giovanili, più attenzione per le politiche
di conciliazione, per il contrasto alla povertà e alle discriminazioni,
più vicinanza ai bisogni di tutti.E ancora, che “nel 70 per cento
dei casi gli italiani affermano che voterebbero per un movimento
con leader donna e una maggioranza di dirigenti donne."
Ma anche questo non risolve i nostri guai.

Il problema guaio è il monocratismo e la sua conseguente struttura
di lotta politica, ispirata ancora alla lotta primordiale
tra maschi alfa: non è cambiato niente fino a oggi,
anche a leggere Panebianco!
E' la figura del leader monocratico, uomo o donna che sia,
a non funzionare, perché la logica del "duello" non è una scelta
di civiltà, ma un residuo della pratica del branco.
Se riusciamo a trasformare/superare il monocratismo di sempre,
adottando per il futuro strutture di potere duale, di coppia,
un uomo e una donna sempre, forse le proposte di decisione,
vagliate in organismi di gestione a perfetta parità uomini-donne,
potrebbero acquistare un più di civilizzazione.
O no?

Severo Laleo

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